La Cartiera di Villanova, che dà il nome al paese, venne costruita forse per volontà della famiglia Barbarigo, che sfruttò l'ampia presenza idrica di questi luoghi, trasferendo la produzione da Venezia che, pur avendo un settore editoriale molto attivo, soffriva la mancanza di "acqua corrente". Era alimentata da un mulino ad acqua ed era retta da un "maestro cartaro", che ne curava tutti gli aspetti tecnici, produttivi e organizzativi. Per un periodo l’edificio lavorò sia come mulino che come cartiera. Dalla prima metà del Settecento il lavoro della cartiera iniziò gradualmente a calare a causa dell’evoluzione dei procedimenti per la lavorazione della carta. Rimase attiva fino all'inizio del '900 quando, su progetto di Vittorio Biaggini, fu realizzata una centrale idroelettrica per dare luce a tutto l'abitato di San Michele al Tagliamento. L’edificio è stato di recente ristrutturato con un progetto finanziato dal GAL e dall’Amministrazione Comunale per essere trasformato in museo della civiltà contadina.